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In meteorologia il vortice polare (detto tecnicamente vortice artico) è un’area di bassa pressione che staziona in quota in modo semi-permanente sopra il Polo nord.
Diversi meteorologi di formazione meteodinamica considerano il vortice polare né più né meno che il flusso zonale medio alle alte latitudini che scorrendo intorno alla Terra darebbe luogo ad un vortice (isobare chiuse, approssimativamente circolari e concentriche) se visto da sopra il polo.
Fino agli anni 70 il concetto di vortice polare era sostituito da quello più semplice e generico di fronte polare, la superficie ideale di separazione tra l’aria artica e quella più temperata delle medie latitudini, di eredità della scuola meteorologica norvegese.
Influenza sul tempo meteorologico
L’area depressionaria condiziona su larga scala, con i suoi spostamenti variabili nel tempo e nello spazio, la situazione meteorologica dell’emisfero boreale, grazie all’interazione a distanza con gli anticicloni subtropicali; la rotazione della Terra in senso antiorario alimenta la corrente a getto delle medie latitudini deviando i conseguenti scambi di masse d’aria di diversa temperatura che altrimenti si svolgerebbero unicamente lungo la direttrice meridiana nord-sud.
Estensione e profondità dell’area depressionaria del vortice polare sono variabili nel tempo, potendo approfondirsi ed espandersi verso sud, specie nel periodo invernale, andando così ad influenzare profondamente le condizioni meteorologiche della parte settentrionale del continente europeo, asiatico o americano, in base alla zona di espansione a sud.
Stratwarming
Più raramente, il fenomeno dello stratwarming può determinare un intenso riscaldamento a livello della stratosfera proprio in corrispondenza del polo, andando a “fratturare” (split) il vortice polare in due o più lobi secondari che scendono di latitudine.
sostituendolo con un’area di alta pressione nella medesima posizione, con temperature al suolo superiori alla media.
Nella stagione invernale, tale fenomeno determina rapide discese di aria gelida verso il continente europeo, verso quello asiatico, oppure verso il Canada e gli Stati Uniti (in base al flusso zonale che si instaura) che possono provocare intense ed abbondanti nevicate, anche persistenti per più giorni, nelle aree attorno alla zona di bassa pressione che si forma generalmente all’estremità meridionale raggiunta dal fronte freddo polare: tale configurazione è stata all’origine delle più intense ondate di gelo che hanno investito l’intera Europa (Italia compresa) nel 1929, 1963 e 1985. Tale situazione è però temporanea e reversibile ed il vortice polare può ricomporsi dopo 15/20 giorni.
Alla fine del febbraio 2018 è avvenuto lo stratwarming (al termine del ciclo di forte surriscaldamento della stratosfera che si è poi propagato anche alla troposfera), con completa frantumazione del vortice polare di cui un lobo è colato in Siberia è da qui, sotto forma di burian, si è propagato in tutta Europa, Italia compresa.
Mentre nel continente le temperature sono repentinamente scese di decine di gradi, nel ciclo polare artico, a causa dell’anticiclone caldo che ha espulso il vortice polare, le temperature erano addirittura sopra gli 0 °C. A distanza di circa 10 giorni il vortice ha ripreso lentamente a formarsi sopra il polo.
FONTE WIKIPEDIA