Le tempeste di sabbia e polvere (Sds) sono fenomeni atmosferici apparentemente lontani dai grandi titoli delle notizie e dagli scenari catastrofici. Tuttavia, negli ultimi anni, sono diventati un problema emergente con una connessione diretta ai cambiamenti climatici globali. Questi eventi, sebbene non causino spesso morti immediate o ferite gravi, hanno un impatto ambientale e sanitario significativo a lungo termine, con conseguenze che si estendono ben oltre le aree in cui si verificano.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) ha sottolineato che il riscaldamento globale sta rendendo le tempeste di sabbia e polvere più intense, frequenti e imprevedibili. Questi fenomeni sono spesso sottovalutati dai media e dalla politica, ma rappresentano una minaccia reale per molte comunità, in particolare nei Paesi meno sviluppati, già in difficoltà a causa dei cambiamenti climatici e della carenza di precipitazioni.
La ventunesima sessione del Comitato per la revisione dell’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (Unccd), svoltasi a Samarcanda, in Uzbekistan, ha messo in luce l’importanza di affrontare questo problema. L’Unccd ha evidenziato che almeno il 25% di queste tempeste di sabbia e polvere può essere attribuito alle attività umane, evidenziando il legame tra azioni dell’uomo e cambiamenti climatici.

Tempeste di sabbia e cambiamento climatico: anche l’Europa non è immune
Un esempio eloquente è l’Iran, dove nel 2022 si sono verificate sei tempeste di sabbia e polvere minerale in un solo mese, causando vittime e ricoveri per disturbi respiratori. Anche l’Europa non è immune da questi fenomeni, come dimostrato dal fatto che la polvere proveniente dal deserto del Sahara ha raggiunto la Spagna centrale nel 2022, colorando di arancione il cielo di Madrid.
Le tempeste di sabbia e polvere si verificano principalmente nelle zone aride e semi-aride a basse latitudini, dove la vegetazione è scarsa o assente. L’Asia centrale è uno degli hotspot globali, con l’80% del suo territorio coperto da deserti e steppe. In questa regione, il lago salato d’Aral è ormai senza acqua da più di trent’anni a causa dello sfruttamento industriale delle risorse idriche. Secondo l’Unccd, il bacino del lago emette più di 100 milioni di tonnellate di polvere e sali tossici.
Le tempeste di sabbia e polvere sono scatenate da venti con velocità minime di 55-65 chilometri orari e bassi livelli di umidità dell’aria. Le particelle sottili possono viaggiare per migliaia di chilometri, cambiando persino continente. Questo significa che questi eventi hanno un impatto che va ben oltre i luoghi in cui si verificano.
Le tempeste influenzano anche clima e agricoltura
Secondo Feras Ziadat, funzionario tecnico dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) e presidente della Coalizione Onu per la lotta alle tempeste di sabbia e polvere, queste tempeste influenzano vari aspetti, tra cui l’ambiente, il clima, la salute, l’agricoltura, i mezzi di sussistenza e il benessere socio-economico delle persone.
Sebbene le tempeste di sabbia siano fenomeni stagionali naturali, gli esperti dell’Unccd sottolineano che la cattiva gestione del territorio, la siccità e i cambiamenti climatici di origine antropica ne aumentano l’intensità e la frequenza, rendendoli più imprevedibili e pericolosi. Questi eventi sono stati classificati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) come “ostacoli” allo sviluppo sostenibile.
La quantità di sabbia e polvere che entra nell’atmosfera è stimata in due miliardi di tonnellate all’anno, con un aumento evidente nelle aree desertiche negli ultimi cento anni.